Les Soirées de l’orchestre

Tascabili
Hector Berlioz
Bruno Messina
Symétrie | Palazzetto Bru Zane, 2012
Hector Berlioz
449 pagine
francese
978-2-914373-89-0

Un incubo musicale è una di quelle inqualificabili realtà che esecriamo, che disprezziamo, che ci ossessionano, ci irritano, ci danno un dolore di stomaco paragonabile a quello di un’indigestione, una di quelle opere responsabili d’una sorta di contagio coleroso che, a dispetto di qualsivoglia cordone sanitario, s’insinuano chissà come nel bel mezzo di quanto la musica abbia di più nobile e bello, e che nondimeno subiamo facendo orribili smorfie e rinunciamo a fischiare, talvolta perché sono fatte con una sorta di talento mediocre e dozzinale, talaltra perché l’autore è un brav’uomo al quale non vorremmo arrecare dolore, oppure perché rimandano a un ordine di idee caro a un amico, o anche perché interessano a qualche imbecille il quale ha avuto la vanità di atteggiarsi a nostro nemico e non vorremmo, trattandole come meritano, far credere che ci occupiamo di lui.

 

Per il grande pubblico Berlioz incarna da solo il romanticismo musicale francese. La sua Symphonie fantastique (1830), eseguita pochi mesi dopo la “battaglia di Hernani” e la Rivoluzione di Luglio che ispira a Delacroix La Libertà che guida il popolo, costituisce un “Manifesto del romanticismo” quale viene inteso da Berlioz: la forma, concepita in funzione dell’“idea”, si emancipa dalle strutture prestabilite; l’orchestrazione di un’originalità senza precedenti traduce il “vago delle passioni” e stimola l’immaginazione visiva dell’ascoltatore. Le audacie del compositore incontreranno numerosi ostacoli, che in compenso alimenteranno l’invenzione di nuovi mezzi espressivi. Dopo l’insuccesso di Benvenuto Cellini (1838) Berlioz elabora le singolari forme drammatiche di Roméo et Juliette e de La Damnation de Faust. Nell’intento di difendere la propria musica e quella dei compositori che ammira, scrive recensioni che rivelano un notevole talento letterario, prende in mano la bacchetta e diventa uno dei maggiori direttori del proprio tempo. La veemenza con cui denuncia l’accademismo non deve tuttavia far dimenticare la sua solida formazione con Reicha (contrappunto) e Le Sueur (composizione) al Conservatorio di Parigi. Berlioz si presenta per cinque volte al concorso per il prix de Rome (vinto nel 1830), di certo indispensabile per farsi eseguire all’Académie royale de musique. Appassionato di Beethoven e Weber, Shakespeare e Goethe, Berlioz venera anche Gluck e l’opéra-comique settecentesco, s’ispira a Virgilio per Les Troyens. Poiché in lui l’ardore delle passioni si accompagna sempre alla disciplina della ragione.

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